Qual è la definizione di Bias cognitivi? Sono una distorsione della realtà. Ci portano a fare scelte sbagliate o imprecise creando una realtà soggettiva. In alcuni contesti possiamo abbassare la nostra produttività: la nostra mente distorce la realtà.
Ecco come riconoscere i bias cognitivi
Hai mai avuto anche tu la sensazione di non riuscire a prendere la decisione giusta? O magari continui a procrastinare una scelta importante? Ti capita di ritrovarti a fare considerazioni o dare opinioni ma che in un secondo momento pensi: “Ma come ho fatto a dire una cosa del genere”?
Ebbene in quei momenti la tua mente è preda dei bias cognitivi.
Per capire come agiscono e come individuarli nei nostri meccanismi mentali, dobbiamo prima prenderne consapevolezza, conoscerli, riconoscerli, individuarli ma soprattutto iniziare a essere sinceri con noi stessi, cercando di osservarci quando ne facciamo uso.
Prima di essere dei liberi professionisti iscritti ad albo o dei freelance del settore digital, siamo esseri umani, e come tali, abbiamo pregi e difetti.
Perché i bias cognitivi vanno riconosciuti?
Il bias indica un giudizio o un pregiudizio che porta a un errore di valutazione o alla mancanza di oggettività. Influenza la nostra vita e la professione: ostacola il nostro pensiero obiettivo e razionale. È importante ricordare che ci sono molte ricerche scientifiche che ci aiutano ad aumentare la nostra produttività di professionisti. Il bias può limitare la crescita del tuo profitto e l’innovazione.
“La persona più facile da ingannare siamo noi stessi.” (Edward Bunker)
I bias fanno parte delle euristiche cognitive
Le euristiche sono scorciatoie mentali che portano a conclusioni veloci con il minimo sforzo cognitivo. Insieme alle convinzioni, sono il risultato evolutivo che ha permesso al nostro cervello di elaborare pensieri e azioni in brevissimo tempo e col minimo dispendio di energia. Tutto merito della rivoluzione cognitiva avvenuta circa 70 mila anni fa.
Gli psicologi Daniel Kahneman e Amos Tversky sono stati dei pionieri negli studi sulle distorsioni del giudizio che hanno descritto in un articolo del 1974 (apparso su Science Vol.185 pp.1124-1131) “Judgment under uncertainty: heuristics and biases”.
Quindi i bias cognitivi sono particolari euristiche o scorciatoie inefficaci usate per esprimere dei giudizi. Si trasformeranno in pregiudizi su cose mai viste o di cui non si è mai avuto esperienza, distorcendo la nostra realtà oggettiva.
In sostanza i bias cognitivi sono pregiudizi astratti che non si generano su dati reali ma si acquisiscono a priori, senza critica o giudizio.
Errori cognitivi: ecco i 6 più frequenti
Leggendoli, fai lo sforzo di pensare in quali situazioni li hai usati anche tu. Solo prendendone consapevolezza potrai riconoscerli e bloccarli.
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Bias della correlazione illusoria (Illusory Correlation)
È la tendenza delle persone ad associare due cose che in realtà sono totalmente scollegate (eventi, accadimenti, ecc.). Per esempio: quando segui un cliente che appartiene a una certa categoria e in base al suo comportamento generalizzi quell’esperienza. “Tutte le persone [di quella categoria] sono…”
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Bias dell’effetto Alone (Halo Effect)
Scrive Kahneman: “L’effetto alone contribuisce a mantenere semplici e coerenti le narrazioni esplicative esagerando la coerenza delle valutazioni: i buoni fanno solo cose buone e i cattivi solo cose cattive”.
È la tendenza a valutare cose e persone in base a pochi indizi. Ad esempio: una persona di bell’aspetto sarà sicuramente anche buona, quando invece non c’è nessuna correlazione tra le due cose.
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Bias del favoritismo di gruppo (In-group Bias)
È la tendenza delle persone a favorire appartenenti al proprio gruppo (qualunque esso sia: sociale, culturale, etnico, ecc.) anziché persone esterne. Questo bias è molto diffuso tra noi partite iva. Succede quando invece di creare collaborazioni con professioni vicine alla nostra, screditiamo l’intera categoria.
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Bias di conferma (Confirmation Bias)
È la tendenza a cercare conferme alle proprie convinzioni e a rifiutare evidenze che le contraddicono. Per esempio, un ricercatore tenterà sempre di dare più peso a informazioni che supportino la sua tesi e quasi mai che la mettano in discussione. Nel campo della scienza questa tendenza ha un termine: “cherry picking” ovvero tieni le ciliegie buone (i dati che confermano la tua teoria), scartando le altre. Solo poche persone riescono a fare un’analisi obiettiva.
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Bias di ancoraggio (anchoring bias)
È un bias nel quale tendiamo a prendere una decisione confrontando solo un insieme limitato di elementi. L’errore è quello di fissarsi su un valore che viene poi usato arbitrariamente in modo comparativo. Accade quando il cliente chiede a diversi professionisti il prezzo di una prestazione di base confrontando i prezzi e cercando di identificare il professionista più economico. Ad esempio, il paziente del dentista chiede cosa costa la pulizia dei denti ipotizzando che lo stesso prezzo vantaggioso sarà su prestazioni più costose.
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Bias della fallacia della mano calda (Hot-Hand Fallacy)
È la tendenza a credere, dopo aver avuto casualmente successo in un evento, di poterlo replicare nei tentativi successivi. Avviene soprattutto nei giochi d’azzardo e negli sport. La classica situazione in cui una volta che abbiamo vinto, pensiamo di essere invincibili. Quasi sempre questo non avviene. Se siamo riusciti a superare una situazione complessa non significa che sarà sempre così. Ne abbiamo parlato anche qui.
Ora che hai scoperto come funzionano gli errori cognitivi, puoi iniziare ad essere più produttivo partendo da piccoli gesti quotidiani. Saperci osservare dall’esterno ci permette di guardare i nostri atteggiamenti nei confronti della vita con obiettività ma soprattutto di riuscire a fare scelte razionali e non dettate solo dall’emozione o dall’istinto.
“Il vero sciocco, colui che gli dèi deridono e distruggono, è colui che non conosce se stesso.” (Oscar Wilde)
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