Un lavoro impegnativo di responsabilità in un Paese straniero e un’insaziabile curiosità per il mondo economico: ecco come ha affrontato il cambiamento Fabrizio Scanavini di cui ascoltiamo l’intervista.

Le opinioni espresse dai soggetti intervistati non rispecchiano quelle degli autori del sito e del titolare del medesimo.

 

Morris: “Eccoci di nuovo qui, ciao a te che ci ascolti siamo qui insieme oggi a Fabrizio Scanavini. Ciao Fabrizio!”

Fabrizio: “Ciao Morris”.

Morris: “Io come sempre sono Morris di Sferya.com. Allora Fabrizio dicci di cosa ti occupi”.

Una vita impegnata nel cuore di Nizza

Fabrizio: “Io faccio parte della cerchia degli “espatriati”. Sono scappato dall’Italia due anni e mezzo fa perché la mia ditta mi ha offerto la possibilità di lavorare all’estero. Mi sono quindi trasferito a Nizza e vivo qui ormai da due anni e mezzo.

Ad oggi ho la posizione di responsabile qualità all’interno di un’azienda. In realtà è una posizione che mi permette di vedere diverse cose all’interno dell’azienda: seguo progetti speciali di miglioramento. È un’azienda che due anni e mezzo fa faceva quasi 700.000 euro l’anno e in due anni siamo riusciti a portarla a +4-500.000 euro l’anno: da una situazione di perdita, quindi, siamo riusciti a portarla ad una situazione di guadagno. Un bel traguardo.

Quindi ho seguito il trasloco dell’azienda: abbiamo traslocato in uno stabilimento nuovo, più efficiente e abbiamo fatto diverse scelte sul make or buy dei processi e quindi adesso stiamo ancora lavorando per rinnovare il brand dell’azienda. Questo per cercare di portarlo a un tenore e a un livello molto più alto, riallacciando anche relazioni con i clienti a livello mondiale.

Cambieremo quest’anno anche il sistema informativo, un altro progetto che sto seguendo io in prima persona. Probabilmente poi ci sarà da applicare lo stesso progetto, lo stesso DRP in altre aziende dello stesso gruppo di cui fa parte l’azienda per cui lavoro, in China, Stati Uniti, Italia, questo si vedrà.

Economia, investimenti e prospettive per il futuro

Nel tempo libero sto pensando alla mia vita e al mio futuro. Da un anno e mezzo (anzi due ormai) mi sono interessato alle cryptovalute e ho cominciato a studiare e leggere libri sull’argomento. Questi mi hanno fatto scoprire un mondo economico che fino ad oggi avevo sempre snobbato e di cui mi ero sempre disinteressato. Invece in questo momento mi sta appassionando tantissimo e devo ringraziare i bitcoin sotto questo aspetto, perché tutto è cominciato da lì e oggi sto continuando a studiare le crisi economiche.

Sono convinto che viviamo in un era di anomalia economica: si dice, come sai, che ogni 7-8-10 anni c’è una crisi che altro non è che un forte trasferimento di denaro, di ricchezza da una parte all’altra. È un po’ il principio per cui “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma”. In realtà oggi viviamo in una fase di debito, quindi tutti gli Stati sono indebitati.

Ma la storia ci insegna che le valute, la carta in realtà non sono mai durate nel tempo. Quindi mi sto interessando all’investimento crypto che comunque è un asset che può essere un’alternativa alle altre valute e anche ad altri investimenti, come l’immobiliare, il trading, i metalli preziosi etc. Ad oggi diciamo che parte del mio stipendio lo investo un po’ in cryptovalute, un po’ in metalli preziosi (argento in particolare) e poi sto guardando anche per acquistare un immobile qui a Nizza.

Anche se in futuro infatti mi piacerebbe viaggiare, mi piacerebbe comunque fare base in questa città perché ho trovato dei legami forti, anche come amicizie con le quali per la prima volta nella vita posso pensare anche di creare un business. Non so se hai letto i libri di Napoleon Hill…?”

Morris: “Sì”.

“Mal comune mezzo gaudio”: l’alleanza di cervelli per osare nella vita

Fabrizio: “Ecco penso alla parte che parla di “alleanza di cervelli”: per la prima volta nella mia vita ho trovato persone con cui potrei fare una vera alleanza di cervelli e ci stiamo riuscendo davvero.

Stiamo creando cose insieme. Sono persone che hanno esperienze complementari alla mia, non la stessa, e che quindi mi danno punti di vista diversi. Riusciamo così ad analizzare investimenti e progetti da diversi punti di vista, quindi. Oggi stiamo già mettendo le prime basi, anche se non ne parlo oggi. Non per scaramanzia, diciamo, ma ci risentiamo fra un annetto e vediamo come le cose si sono evolute.

Sarei curioso di vedere, anche per esperienza mia perché significa uscire da una zona di comfort, fare cose che non ho mai fatto prima.

Sai, all’inizio è sempre un po’ faticoso uscire dalla zona di comfort e anche un po’ doloroso a livello fisico. Lo stress e l’ansia infatti ti portano anche a situazioni in cui per qualche notte magari non dormi e ti chiedi “Sto facendo la cosa giusta?”, “Sto facendo la cosa sbagliata?” Quando poi ti guardi intorno e vedi queste persone, pensi “Ma di queste persone io mi fido, c’è un legame forte, stiamo creando un team, quindi andiamo avanti!”. Dopo un po’, quindi, passano le paure”.

Morris: “Citavi Napoleon Hill e io concordo pienamente con te. È anche un po’ quello che successivamente Jim Brown ha definito “gruppo di pari”, cioè trovare delle persone con cui ci si ispiri a vicenda anche se sono magari di altri ambiti. Sostanzialmente si è sullo stesso livello. Cose che magari altre volte dove frequentiamo amici delle superiori o amici dell’infanzia non riusciamo a fare, non sempre almeno. Purtroppo questa cosa c’è. Ti capisco perfettamente perché anch’io ho fatto lo stesso tipo di percorso ed è a volte necessario”.

Fabrizio: “Poi la cosa viene quasi da sé, questa è la cosa “strana”. Ti sradichi da quelle che sono le tue radici, da quelli che sono i tuoi gruppi e ti ritrovi in un ambiente completamente nuovo, dove con delle persone dopo qualche mese inizi a creare delle relazioni.

Dopo un anno o un anno e mezzo le relazioni si creano quasi da sole. È qualcosa che ti nasce dentro e che ti fa avvicinare alle persone giuste. Questa per me è stata un’esperienza per me nuova, non traumatica, piacevole, ma strana, molto strana”.

Come si salva un’azienda? Dare una svolta in positivo al cambiamento

Morris: “Ascolta, ti faccio una domanda, per quello che puoi dirci, riguardo alla tua azienda. Da come ne parli l’azienda in cui lavori attualmente è molto strutturata perché parli comunque di vari progetti anche in altri Paesi fuori Europa etc. Un’azienda molto strutturata che riesce a passare nel giro di due anni da un passivo a un attivo, è un’azienda in cui sono state fatte determinate modifiche.

Per quanto quindi tu ci possa dire, senza entrare chiaramente nei dettagli: qual è stata la cosa su cui avete dovuto più agire? Sicuramente c’è stato un cambio radicale rispetto al passato, no?”

Fabrizio: “Guarda, capire dove agire non è stato poi così difficile. Questo perché si trattava di un’azienda organizzata malissimo. Nel senso che non c’era ordine, non c’erano flussi organizzativi a livello di produzione. Quindi tu entravi in uno stabilimento di 6.000 metri quadri in cui non si capiva dove erano le aree di lavoro e dove venivano montati i prodotti e i pezzi. 6.000 metri quadri in affitto qua in un territorio come quello della zona della Costa Azzurra, che tra l’altro puoi immaginare quanto costava d’affitto ogni anno.

La più grande difficoltà è stata che c’era un processo particolare, legato ad un’attrezzatura che non potevamo spostare, ma fondamentale per creare tutti i nostri prodotti. In quel caso lì il progetto è stato quello di valutare se potevamo comprare un’altra attrezzatura più piccola o se c’erano dei fornitori o dei partner che potessero fare questi prodotti per noi. Ovviamente quando fai queste scelte vedi che il partner giusto può costare molto meno.

Abbiamo quindi ridotto drasticamente i costi di produzione. Abbiamo poi ri-ingegnerizzato come si poteva alcuni prodotti riducendo la gamma di prodotti. Abbiamo rivisto la gamma di prodotti considerando quelli che venivano venduti di più e quelli venduti di meno, eliminato quelli che facevano più rumore nella gamma, ri-ingegnerizzato degli altri e cercato di standardizzare i componenti per creare con gli stessi più gamme di prodotti. È stato insomma un lavoro di squadra enorme e il mio ruolo è stato quello di catalizzatore.

Questo perché c’erano persone lì abituate a vivere in un ambiente disordinato, senza processi, incasinato. Lavorando così per 30-40 anni tutti i giorni gli occhi non riescono più a vedere tutte queste cose, quindi, ci vuole un occhio esterno che dica che non è normale e che bisogna fare un cambiamento.

Mi rendo conto anche io che dopo 2 anni e mezzo che si vive in un ambiente bisognerebbe non inserirsi troppo perché poi certe cose diventano quotidianità e si fa fatica a vederle. Bisognerebbe avere a volte la possibilità di vivere un’azienda in maniera un po’ più distaccata.

Di cambiamenti ne abbiamo comunque fatti tanti, ridotto i costi, ci siamo spostati in un ambiente più piccolo, più ordinato, più bello perché l’abbiamo rifatto tutto nuovo e moderno, ma pagando la metà delle spese annuali, quindi abbiamo dimezzato l’affitto annuo. Così in pratica abbiamo già creato mezzo profitto perché è tutto margine”.

Morris: “Certo. Quindi diciamo alla fine siete andati a lavorare meglio su quella che era l’organizzazione che c’era all’interno dell’azienda”.

Fabrizio: “Fondamentali i processi di produzione. Quindi c’erano delle giornate calde in cui spostavamo persone, spostavamo tavoli e materiali per cercare di creare un flusso più lineare e ottimizzare quello che potevano fare dei fornitori senza dover prendere in mano le cose dieci volte per fare montaggi che erano “fasi parassite” del processo.

Spostata l’azienda abbiamo assunto nuove risorse più sveglie e più capaci. Questo perché quando si portano ragazzi di 30 anni, forti e capaci, in uno stabilimento dove c’è il caos, brutto e schifoso non rendono.

Anche per i clienti stessi e i fornitori era una vergogna portarli in azienda. Adesso le banche ci chiamano e ci danno crediti, i fornitori non vedono l’ora di venirci a trovare per collaborare con noi, i clienti sono contentissimi: si vede la ristrutturazione insomma. Anche l’estetica di un’azienda vale molto perché crea fiducia”.

Un modo per affrontare il cambiamento

Morris: “Ho capito. Ascolta, tu ci hai parlato di quello che è il tuo lavoro e il tuo ruolo da investitore/studioso in vari ambiti che nel corso del tempo ti hanno portato e porteranno a investire.

Fammi capire: come hai affrontato nel tuo percorso di studi e nel tuo percorso di crescita la parte del cambiamento dinamico? Che cos’è che hai fatto per seguire l’innovazione e la tua evoluzione personale?”

Fabrizio: “Allora guarda in un certo momento della mia vita qua, sradicandomi da quelle che erano le voci della mia famiglia e da quelle che erano anche le voci dei miei amici (vivevo in una realtà un po’di paese in cui bisognava un po’ accontentarsi di quello che si aveva) dopo qualche mese ho sentito una vocina che ha incominciato a parlarmi nella testa, che non sentivo da anni. Per la prima volta stavo ascoltando me stesso e ho cominciato a pensare.

Qui a Nizza, quando non ci sono tanti turisti, ci sono dei momenti stupendi in cui mi mettevo con la mia birra in spiaggia a leggere dei libri anche fino a mezzanotte-mezzanotte e mezza. Ho cominciato ad interessarmi così a diversi argomenti fra cui le cryptomonete, gli investimenti in oro e argento, l’economia, le crisi, su quello che è successo nel 2001 e nel 2008, su quello che succederà nei prossimi anni e quindi, questa mia vocina ha iniziato a crearmi la voglia di imparare e di scoprire sempre di più. Ed ancora questa vocina c’è e macina: io devo saperne sempre di più.

Ho riscoperto che sono una persona che ama leggere, a differenza di quello che ho sempre pensato, ma non gialli, ma dei libri che mi permettono di imparare sempre di più.

Sono cresciuto con l’idea che a me non piace leggere, invece qua ho scoperto che io amo leggere dei libri che alle altre persone fanno schifo, che danno delle nozioni e non dei gialli, delle storie, delle favole. Quindi ho passato mesi a studiare e ho cominciato a prendere qualche iniziativa: prima con le cryptomonete, con i bitcoin, fortunatamente in un momento in cui non era ancora in bolla, quindi non ci ho rimesso assolutamente soldi, anzi, non sono diventato miliardario, ma qualcosina ci ho guadagnato (niente di che, qualcosa di irrisorio).

E poi ho cercato di imparare sempre di più quelle che erano le nuove tecnologie, come il blockchain creando nuovi legami e frequentando dei meetup qui basati sul blockchain e persone che sto frequentando e che mi insegnano sempre di più.

Con una visione un po’ futuristica. Tutto è nato secondo me dal fatto che ti sradichi da quelle che sono le voci del tuo ambiente e hai la possibilità di crearti che è un ambiente che vuoi tu, con le persone che vuoi tu, con i pensieri che vuoi tu e non con i pensieri che ti inculcano una famiglia, gli amici o il contesto in cui sei cresciuto”.

Quali sono le difficoltà del mettere radici in un nuovo Paese?

Morris: “Ascolta, già ce ne hai un po’ accennato a quello che è stato il tuo percorso. Abbiamo visto il lato bello, dicci un po’ ora quali sono le difficoltà che ti sei trovato ad affrontare e che hai dovuto superare. Questo a parte il contesto familiare che devo dire è così per molti di noi e di cui ci hai già parlato prima. Quali sono le difficoltà che hai dovuto affrontare nello spostarti e nel vivere lì a Nizza?”

Fabrizio: “All’inizio un po’ la solitudine, forse, però è anche vero che dalla solitudine si impara tanto. In Italia ero abituato ad avere sempre qualcuno intorno, qui invece mi sentivo abbastanza solo. Non parlavo francese, non l’ho mai studiato.

Quindi mi sentivo solo, non parlavo la lingua e vivevo in un paesino qui fuori Nizza in cui a una certa ora era tutto morto. A parte quello ho imparato a stare da solo, anche la difficoltà ti insegna qualcosa.

Oggi non riuscirei più a non ritagliarmi dei momenti di solitudine in cui io posso dedicare del tempo a me, ai miei pensieri, alle mie letture: non ce la farei più. All’inizio quindi la solitudine è stata una difficoltà, mentre oggi è un valore aggiunto, anzi una necessità.

Un’altra difficoltà… Beh la lingua no. Devo dire che da quando ho iniziato a studiare il francese, in 4 ore di lezione già un pochino lo parlavo o, comunque, mi arrangiavo. Infatti è una lingua molto simile all’italiano quindi la lingua non è stata una difficoltà per me.

Le persone forse: i francesi sono abbastanza chiusi. Fra i miei colleghi fortunatamente ne ho trovato uno abbastanza aperto che mi ha fatto strada, ma il 90% dei miei amici qui sono extracomunitari: sono brasiliani, sudamericani, cileni.

Quindi con i francesi ho legato ma dopo due anni, prima ho legato con persone straniere, non Italiani, o meglio, pochi Italiani perché ho preferito comunque stranieri. Ad ogni modo non autoctoni, non francesi”.

Morris: “Nonostante tu sia al confine con l’Italia! Perché un conto è se sei a Parigi, però a Nizza non è così distante con il confine italiano, ecco”.

Ottimizzare il tempo

Fabrizio: “Sì però, è stata anche una scelta mia perché preferisco che il tempo che spendo con queste persone mi dia qualcosa: il francese lo parlo, l’inglese lo parlavo anche prima, adesso sto imparando anche il portoghese parlando con queste persone.

Quindi anche passare del tempo con le persone ti dà un valore. Cerco sempre il valore aggiunto del tempo: quando vado a casa, per esempio, visto che ho 5 ore di macchina ad andare e 5 ore di macchina a tornare è lì che ho scoperto Napoleon Hill.

Ci sono dei fantastici audio book che mi hanno permesso di passarmi il tempo e di investire le mie 5 ore di macchina (invece che buttarle via a solo guidare) nell’ascoltare gli audiolibri. Ottimizzare il tempo è un’altra cosa che bisogna imparare a fare”.

Morris: “Certo assolutamente sì. Bene, grazie Fabrizio di essere stato qui con noi e siamo come sempre nei tempi più che giusti, quindi chiudiamo l’intervista. Quindi cambia vita in 15 minuti!”

Fabrizio: “Cambia vita in 15 minuti!”

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