La motivazione non è solo una lezione teorica, ma una predisposizione personale al cambiamento e alla vita in generale: intervista a Walter Klinkon.

Le opinioni espresse dai soggetti intervistati non rispecchiano quelle degli autori del sito e del titolare del medesimo.

Morris: “Ciao, benvenuta a te che ti ascolti, benvenuto a te che ci ascolti. Siamo sempre con le nostre interviste dinamiche qui sul Sferya.com e io sono sempre Morris. Oggi abbiamo come ospite un ospite eccezionale perché abbiamo addirittura “Il Mago della motivazione” Walter Klinkon. Ciao Walter!”

Walter: “Che presentazione! Poi la gente ci crede dopo eh”.

Morris: “Certo, bisogna, bisogna. Come stai Walter?”

Walter: “Molto bene e devo darti una news incredibile così subito appena partita l’intervista”.

Morris: “Dimmi pure”.

Walter: “Allora il “Mago della motivazione, cessa di essere il MAgo della motivazione”.

Prestigia-trainer: per motivarti da solo

Morris: “Ah quindi niente, è già un’informazione vecchia diciamo. Adesso come ti presenti?”

Walter: “La parte difficile, veramente, è presentare il mio lavoro. Chi mi vede capisce: tutto quello che riguarda fuori, la mia presenza sul palco diventa diventa più difficile presentarmi perché non esiste una parola vera e propria per far capire quello che faccio. C’è una parola che è venuta fuori ultimamente che mi piace, che è l’unione di “prestigiazione” (il prestigio), io sono un prestigiatore.

C’è comunque il fatto che io sono un formatore, quindi trainer, che va nelle aziende e porta le persone a migliorare la propria vita. Io parto sempre da un concetto di vita personale: perché se tu migliori la parte della persona, poi migliori anche professionalmente. Mentre se tu migliori professionalmente, non è detto che tu migliori come persona. Quindi mi piace usare questa parola che è il prestigia-trainer.

Morris: “Bello, mi piace il prestigia-trainer”.

Walter: “Uno dirà: che capita fa questo qua? Mago della motivazione era stato utile a livello di branding per farmi uscire dal mondo della magia, che mi permetteva di non essere visto solo ed esclusivamente come mago, ma anche in un altro ambito, che è un ambito un po’ più formativo, che è il mondo della motivazione.  Però mi stava stretto perché io non sono proprio un motivatore, anzi, io ai miei corsi dico “io non ti motivo”.

Cioè non è il mio interesse e di quello che tu fai domani, non me ne frega una “m*****a”. Io devo pensare a me domani, non a te. Quindi non posso motivarti perché se io ti motivo poi tu hai bisogno di me ogni volta per motivarti. Invece tu devi imparare a motivarti da solo. Quindi io non sono il tuo motivatore, sei tu il tuo motivatore.

In più la parola “mago” crea anche un’altra cosa che riguarda l’Italia e la cultura italiana: la professione del mago è quella di colui che fa gli spettacoli per bambini. E che due p***e, perché arrivo da qualche parte dico “faccio il mago” e la gente dice “ah, aspetta che guardo se c’è mio figlio, se ci sono i nipotini”.

Ma io non sono il mago per i bambini, cioè l’ho fatto e l’ho fatto anche per i bambini, però in realtà io uso oggi la magia come strumento per ispirare e formare le persone. Quindi a livello di branding non è facile riuscire a inquadrarmi. Perché io uso dei numeri di magia, ma ci racconto una storia sopra che permette di ispirarti, di dire “c*****o posso farcela anch’io, con impegno. Non come quei corsi in cui ti dicono”Dai che ce la fai e dopo arrivi a casa e col c***o che ce la fai, perché ti scontri con un mondo davanti e non è che “dai che ce la fai”. “Dai che ce la fai” è “spacchi il muso sui vari spigoli”, “prenditi pugni, schiaffi”, datti da fare, sbaglia, fai errori e poi a un certo punto ce la fai. Quindi da quel “Dai che c’è la fai” c’è in mezzo veramente un mondo di esperienze. Quindi ecco: notizia bomba non ho rinnovato il sito “Il Mago della motivazione” proprio perché è una vecchia. ho cambiato pelle Adesso voglio essere riconosciuto come quella che porta le persone a riflettere e io mezzo è una pelle vecchia come un serpente. Ho cambiato pelle e adesso voglio essere conosciuto come un oratore che porta le persone a riflettere e il mio mezzo è anche la magia. E il fatto che stupisco fa più effetto. Mi sono  presentato.

Magia come metafora per parlare di motivazione? L’evoluzione del cambiamento dinamico

Morris: “Certo, assolutamente io tra le altre cose ho visto diversi tuoi spettacoli e proprio il messaggio che arriva (almeno a me come spettatore) è proprio questo. Cioè la magia usata come metafora per poter poi andare a lavorare su un significato molto più profondo che poi ogni spettatore dà all’interno della propria vita, ecco. Però la magia è in effetti lo strumento che usi, non è il fine. Era questo quindi che forse le persone faticavano un po’ a intendere.

Quindi questo, ecco, fra le altre cose già mi hai risposto a una delle domande che faccio più spesso sul cambiamento dinamico e tu già mi hai fatto capire come affronti il cambiamento, che ogni giorno modifica la realtà che ci circonda, con questa introduzione bellissima che hai.

Le difficoltà sono opportunità: oggi siamo il frutto di ieri

Ascolta, fammi capire, in questo tuo percorso di evoluzione personale: quali sono state le difficoltà che hai dovuto superare?”

Walter: “Beh innanzitutto oggi trovare la WiFi per fare questa intervista. (ride) Guarda io posso dirti che è un percorso e come ogni percorso, è un percorso ricco di ostacoli. Ce ne sono parecchi e chi non è disposto ad andare in un percorso con gli ostacoli, fa una gara anonima. La gente cerca le scorciatoie però cerca le scorciatoie dritte, non le scorciatoie che ti fanno fare esperienza. Nella vita mi è successo veramente di tutto.

Ti do un’altra notizia bomba: domenica ho presentato il mio libro che andrà in libreria a giugno. Quindi ho fatto questo libro che si chiama “Al di là dei trucchi”, il sottotitolo è “Come trasformare una difficoltà in opportunità”. Proprio perché la mia esperienza e la mia vita è stata una raccolta di difficoltà, una raccolta di momenti difficili, bui, “incasinati”. Però sono stati quegli ostacoli che mi hanno permesso ogni volta di vedere quella cosa che non andava bene e a farla diventare una cosa che invece era utile per la mia crescita, per la mia evoluzione.

Quindi oggi sono il risultato di quello che mi è capitato ieri e l’altro ieri e tempo prima. Quindi sono felice che mi sia successo questo solo che noi normalmente andiamo a bloccarci prima ancora che le cose succedano. Quindi se adesso sono grato di tutto quello che mi è successo, se io faccio un ragionamento da oggi a domani o nel futuro quello che noi che andiamo a fare è non uscire dalla zona di comfort per poter non avere problemi. Invece noi dobbiamo andare alla ricerca dei problemi perché sono quelli che ti fanno evolvere.

Quindi se tu cerchi qualcosa di semplice, avrai un risultato semplice: è l’ennesima potenza che tu decidi. Se scegli l’ennesima potenza 10 avrai un risultato all’ennesima potenza 10. Se il tuo problema ha un’ennesima potenza di 1, il risultato sarà 1. Cioè la vita è molto matematica. Questo è quello che è successo a me. Mi è successo di tutto da incidenti in famiglia, a problemi di alcolismo nella mia famiglia, problemi di soldi in momenti dove non avevamo da mangiare e siamo andati a fare la spesa alla Caritas. Quando avevo 19 anni nello stesso momento ero militare e non potevo fare altrimenti. Mi è successo di tutto nella vita, ma oggi sono quello che sono per merito di tutto questo.

E quindi ho imparato che se per merito di tutto questo io sono ciò che sono, se ho il coraggio di imbattermi ancora in queste esperienze che potrebbero essere difficili, il risultato sarà sempre enorme. Se invece voglio che sia tutto semplice, il risultato sarà semplice”.

Il segreto di un motivatore? I fallimenti come lezioni di vita

Morris: “Certo. Ascolta, ti faccio una domanda: hai usato una parola bellissima da cui penso che dovremmo tutti quanti un po’ allontanarci il possibile. Hai usato il termine “anonimizzazione” o “anonimo”: come hai fatto per, diciamo, distinguerti da tutti gli altri? Quando sei riuscito a farti percepire in maniera diversa dalle persone che ti seguivano? Qual è stato il segreto che hai usato?”

Walter: “Allora, se fosse un segreto non te lo direi”.

Morris: “Ah ok, ok. Allora qual è stato “il trucco”?

Walter: “Ecco è già diverso. Allora partiamo da come ho “consapevolizzato qualcosa”. Beh è successo che ho fatto esperienza. Ho fatto esperienza, ho visto quello che mi capitava, ho visto quello che mi succedeva, ho visto quello che era risultato e il feedback che mi arrivava dalle persone.

Io sono uno molto deciso: “le cose si fanno così”. Sono molto preso da questo modo e tante volte però ho avuto la fortuna di trovare persone con un’esperienza più grande di me ed ascoltarle. Ti faccio questo esempio perché secondo me fa capire:

proprio adesso sto guardando nel web che ci sono una serie di nuovi formatori che ti dicono “Come fare per ottenere dei risultati”. Se guardi il loro modo, hanno visto un video corso o hanno partecipato a un corso, e pensano di sapere. Invece sono solo informati. Cioè “sapere” non vuol dire “riuscire” poi “a mettere in pratica”. Uno va ad un corso e viene informato. Dopodiché tu dovresti darti da fare, fallire più di una volta, fino a che a un certo punto tu non riesci finalmente ad avere un risultato.

Beh posso dirti la verità, che sono una cintura nera di fallimenti. Ne ho collezionati parecchi, tra cui un matrimonio fallito, due partite ive chiuse. Insomma ne ho combinate. Il feedback che ho ricevuto è “Ok, cosa ho fatto per fallire?”, Quali sono stati gli errori che ho fatto e che mi hanno fatto fallire?” Questo modo di vedere questa cosa mi permette di avere la nuova esperienza per poter migliorare adesso. Per poter dire “Adesso non sbaglio e faccio ancora più attenzione”.

I feedback esterni: lezioni, a volte

Walter: “Nello stesso momento succede ancora una cosa: c’è un sacco di gente in giro che ti dà feedback. Io ho imparato a non accettare feedback da tutti, ma solo di chi ne sa.

Ti faccio un esempio di nuovo: tu sei bravo nei video? A montare le cose per i video e cose del genere?”

Morris: “Sì sì, almeno, penso di sì. Uso determinati strumenti, però insomma diciamo che nella post-produzione me la cavo, ecco.”

Walter: “Ok, sai fare musica? Sai comporre una canzone e fare qualcosa del genere?”

Morris: “Ti dico che ci sono riuscito, ma mi ci sono voluti 6 mesi quando i miei amici ci impiegano un pomeriggio. Quindi magari non sono la persona più indicata: però sì”.

Walter: “Ok com’è stato il percorso per arrivare a fare quello?”

Morris: “Parecchio complesso perché ho dovuto capire come funziona la musica e tutte le scale musicali”.

Walter: “Perfetto, faccio ancora un passaggio: se dovessi andare a guidare una macchina di rally o una macchina che comunque deve partecipare a delle gare dove bisogna andare al limite. Tu sapresti farlo?”

Morris: “So guidare, ma non so fare rally”.

Walter: “Ok. La domanda è: in quale campo tu sei competente per darmi dei feedback? Perché perché se tu mi dai dei feedback in un campo in cui non sei competente, il tuo feedback non vale un c***o, punto e fine.

Mi stai solo rompendo i c******i: perché la gente mi dice “Sai il tuo video non mi piace”. “Perfetto”, dico, “Mi dici che esperienza tu hai nel mondo dei video?”. “No ma io non ho esperienza”. E allora il tuo feedback è inutile. “Che esperienza hai nell’ambito delle macchine?”. Cioè, mi vieni a dire come guido io quando tu non sai guidare una 500.

Quindi ho imparato a prendere i feedback da quelli che ne sanno, da quelli che hanno fallito. Da quelli che hanno fatto un sacco esperienza. Da quelli che arrivano e mi dicono “Walter, non va bene”. Io allora “mi metto la mia lingua dietro il sedere” e ascolto.

Quindi ho imparato a cercare i feedback da chi ne sa e non da chi vuole dire la propria. Perché la recensione di TripAdvisor, dove la gente dice che in quel ristorante ha mangiato bene o non ha mangiato bene, è una recensione falsa e tendenziosa. Perché se tu guardi le recensioni, trovi gente che dice mi sono trovato da Dio e c’è gente che dice ho mangiato di m***a. Ma la domanda è: ma se il piatto è sempre quello: come ci fa ad essere questa grande distanza? Perché la realtà è che la distanza non è nel piatto, ma nella persona che ha mangiato quel piatto. Perché se è uno che fa, che ne so, il contadino ed è uno che vive fuori dal mondo, che in quel giorno arriva in città e mangia al ristorante gli sembra di aver mangiato in un ristorante a cinque stelle. Uno che mangia tutti i giorni nei ristoranti ed è uno abituato a un certo livello, dice “che cos’è questa schifezza che ho mangiato?”. Quindi la recensione di per sé è una p*******a, che è fatta da gente che si basa sui criteri della loro mappa del mondo. Non dei criteri di cibo e di chi sa come funziona il cibo.

Saper selezionare i feedback costruttivi da quelli inutili

Quindi quando la gente ti dice delle cose bisogna sapersene anche starsene alla larga. E dire “ma tu che esperienza hai?”

Quando ieri uno mi fa “vorrei darti un feedback sul libro”. Io ho risposto: “Ma sai che non mi interessa il tuo feedback”. Ci è rimasto male. Ma non mi interessa, non ti faccio neanche perdere tempo. E ti dico questo perché anni fa, quando ho fatto la mia prima esperienza da performance practice, dove avevo 800 imprenditori davanti: Marcello Mancini (che è un imprenditore molto quotato in Italia e che ha creato la scuola più grande di formazione, dove porta i più grandi personaggi al mondo in aula) mi ha fatto fare uno spettacolo di magia a cena. E mi ha dato il palco durante l’evento di Robert Cellini, il numero uno delle leggi di persuasione.

Quando è finito l’evento l’ho ringraziato perché mi aveva dato un opportunità enorme. Mi sono messo davanti a 100 imprenditori, cioè una vetrina paurosa. Lui mi ha detto “Non ti faccio i complimenti, perché li sai, li hai visti e hai ricevuto il feedback e gli applausi del pubblico. Però ti dico una cosa (questo era 5 anni fa): Walter dimmi tu chi vuoi che chiami nella propria azienda uno che si chiama “il Mago Walter”. Cioè questo nome fa c****e, il tuo branding è pessimo e tu stai entrando nelle aziende, chiedi tot mila euro e loro dovrebbero chiedere “il Mago Walter”? Lavora sul branding.

Io ho abbassato le orecchie e sono andato a farmi il branding da un professionista ed è nato il “mago della motivazione”. Perché era quel brand che mi ha permesso di trasformare la mia magia, che era la magia comica che stavo portando nelle aziende, a un settore specifico che era quello della formazione e della motivazione. Mi ha dato un primo branding che adesso sto cambiando, perché come detto nella vita si cambia pelle.

Quello è stato un feedback in cui mi ha massacrato. Avevo cambiato 2 settimane prima il nome della mia pagina da Walter Kinkon artista a Mago Walter e questo mi ha segato in due. Questo però è un feedback di una persona che ha 20 anni di esperienza in azienda e che ti dice, io se avessi un’azienda il Mago Walter non lo chiamerei neanche per il compleanno dei bambini.

Quindi occhio ai feedback che la gente dà, quando dicono “Ho guardato il tuo blog”, “Ho guardato questo”, “Sai a me non piace”: a me no me ne frega niente se non ti piace o no, perché se io non ti piaccio probabilmente non rientro nelle tue corde. Semplicemente non devi seguire me, ma devi seguire qualcun altro.

Distinguersi dagli altri

Walter: “Non devo piacere a tutti, come ha detto Igor Sibaldi, che ha detto un’altra cosa a cui ci sono rimasto malissimo perché non me l’aspettavo, cioè ha detto, facendo un esempio: “Non mi piace Fiorello perché piace a tutti”. E quindi non ha un nervo, non ha un segno distintivo, quindi piace a tutti ma non piace a nessuno. Quindi bisogna pensare a qual è la nostra distinzione dagli altri.

Questa cosa mi ha fatto riflettere. Noi cerchiamo delle volte di piacere a tutti e per voler piacere a tutti alla fine non piacciamo a nessuno. Se tu hai la tua parte invece, ci sarà un 20% che ti odiano, i soliti heaters. Mentre avrai le altre persone che ti seguono e che sono pronti a seguirti. Ricordo che Gesù non era amato da tutti”.

Morris: ” Anche perché questo discorso che stai facendo è un discorso molto importante. Questa intervista sarebbe da ascoltare periodicamente secondo me perché troppe volte diamo troppa importanza ai feedback che riceviamo. Quindi ripartire da noi stessi è sicuramente una cosa importante. Perché il rischio di cercare, appunto come dicevi tu, di piacere a tutti non è solo il fatto di non piacere a tutti, ma tra le altre cose c’è il rischio di non piacere nemmeno a noi stessi”.

Walter: “Come avrai notato io ogni tanto dico qualche parolaccia. Lo dico apposta perché è il mio essere vero. Io faccio parte del popolo e per farmi capire dal popolo devo parlare colloquiale e ogni tanto un “c***o ci sta. Mentre gli altri sono tutti forbiti e passano come tutti finti. Allora io preferisco che tu mi dica che sono troppo sboccato, se è così invito a non ascoltarmi, ascoltate quelli che parlano forbiti, non è un problema. Io non sto cercando te, sei tu che devi cercare qualcuno che ti possa ispirare. E se io non ti ispiro ci sono là fuori milioni di persone fra cui puoi trovare qualcuno che ti possa ispirare. Io ti sto aiutando a scegliere una vita che sia la tua: scegli dove stare, scegli chi ti piace. Soprattutto, se hai il coraggio di sentire quello che ti dico, potresti dire che è quello che ti dà fastidio, ma che però come se fosse uno specchio mi fa capire le cose che non vanno bene, quindi migliori. Però devi avere il coraggio di farlo e la gente non ha il coraggio di fare cose del genere perché c’è quel percorso di prima, cioè l’entrare in un percorso dove ci sono delle difficoltà. Se ci sono delle difficoltà ne devi venire fuori.

La vita: accettare le cadute per risalire

Ti faccio l’esempio dei videogiochi: la vita è come un videogioco secondo me. Hai finito un livello facile, quindi vai in un livello un po’ più difficile. Quando lo fai non puoi più tornare in quello dietro: sei in quello e sei lì fino a che non lo passi. Quando passi quel livello entri in uno più difficile. Ogni volta che risolvi qualcosa la vita non diventa più facile, ma più difficile. Tu passi un livello e la vita diventa più difficile, fino a che sconfiggerai il drago ed entrerai nel Nirvana.

Questa è la vita. La vita è avere il coraggio di alzare l’asticella, non di abbassarla. La maggior parte delle persone ha superato un problema dice “basta così, mi accontento”. Accontentarsi vuol dire chiudersi in un recinto e dire va bene così. Felicità vuol dire essere come un albero che ogni volta che germoglia fa piante nuove: bisogna avere la capacità di morire per rinascere. La maggior parte delle persone non ha la capacità o il coraggio di morire per poi rinascere.

Ti dico un altra cosa molto bella secondo me, che arriva da un personaggio di Firenze che ho conosciuto. Mi disse che una volta quando i samurai andavano a combattere, sapevano che uno dei due sarebbe morto. Cioè il combattimento di un samurai di una volta non era una cosa che al quinto round, uno vinceva e uno perdeva ma rimanendo vivo, ma uno vince e uno muore. Fine e non c’è altro. Quinci che cosa facevano i samurai? A un certo punto durante il combattimento quello che vinceva ammazzava l’altro samurai e gli tagliava la testa. La testa veniva messa in un sacco e quel sacco veniva portato alla propria tribù, non mi viene un altra parola”.

Morris: “Sì, alla famiglia o al clan”.

Walter: “…per far vedere che l’avevi ucciso. Se la testa tagliata aveva i capelli capelli sporchi era un onta per colui che era stato ammazzato. Se la testa mostrava invece capelli puliti, sarebbe invece stata una morte degna. Ora, riflettiamo su questa cosa, che io la trovo di una meraviglia meravigliosa: la notte prima del combattimento tu non ti prepari per vivere, ma ti prepari per morire. Tu ti devi lavare i capelli perché sai che potresti morire. Quindi ti prepari per vivere perché ti alleni per essere il miglior samurai del mondo, ma nello stesso momento, la sera prima di andare a dormire il giorno prima dell’incontro, ti prepari per morire. La mia domanda è: “siamo pronti per morire?”

Morris: “Caspita, questa è una bella domanda”

Walter: “Se noi siamo pronti solo a vivere, non stiamo realizzando i nostri desideri, i nostri sogni, le nostre cose perché domani è uguale a oggi. Se però tu sai che domani muori: col c***o che torni a lavorare, col c***o che fai il sorriso alla gente che ti sta sui c******i, col c***o che stai con tua moglie o con tuo marito se sono anni che non vivi più la vita che vorresti. Cioè riprenderesti in mano la tua vita. Questo è il grande insegnamento che mi ha dato questa storia: noi dobbiamo imparare a prepararci per morire e domani sarà un giorno glorioso. Perché se vinci torni a casa con la testa dell’altro, se perdi hai perso in maniera gloriosa e non unta. Questo secondo me è una delle cose più belle che noi possiamo fare: prepararci a morire per rinascere, perché tu il giorno dopo rinasci.

Morris: “Bene, grazie mille per essere stato qui con noi. Immagino che le persone che ascolteranno e che ascoltano questa intervista troveranno e trovano un sacco di spunti utili perché hai detto tante cose su cui ognuno di noi deve, secondo me, riflettere. Per cui spero di averti qui di nuovo con noi più avanti, va bene, nel caso ci sentiamo per questo. Concludo l’intervista con “Cambia vita in 15 minuti!”

Walter: “Bene, grazie, veramente è stato un grande piacere essere qui. Il mio nome è Walter Klinkon, ha due k, una serie di lettere a caso e va bene così. Mi possono trovare attraverso “impara a scoprire” che lo scrivo dappertutto, anche nei bagni degli autogrill. Quindi il mio motto è non ricordarti di me perché mi chiamo Walter Klinkon, ma perché devi imparare a stupire. Quindi impara a stupire anche tu, impara, datti una mossa, lavati i capelli che domani è un altro giorno”.

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